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Grasso, puttana, nano, disadattato, frocio. Criminale, negro, vecchia, terrone, raccomandato, pezzente, ritardato, troia, fallito, anoressica, cornuto.

Poi, dagli insulti sui social, ho preso 3 ceffoni, 6 sgambetti e 1 cazzottone in testa, è per questo che mi sono ritrovato al primo banco.

 

Un compagnuccio scalmanato, mi ha subito ribattezzato “bersaglio mobile”

 

e la mia schiena è diventata il campo di atterraggio di aerei di carta, bucce di banana e matite spezzate… mi tirano addosso di tutto! All’ultima ora mi è arrivato in testa pure un compasso! e’ un giorno che non dimenticherò mai… la mia prima cicatrice in fronte!

L’altro giorno mi hanno buttato dentro ad un cassonetto della mondezza! sono uscito fuori tutto sporco di sugo e avanzi.

Mio cugino Luca che è in terza mi ha visto, io per la vergogna mi sono accucciato nel cassonetto e tutti hanno riso.

Improvvisamente queste immagini hanno fatto il giro della scuola, poi sui social e poi ha riso tutta la città, tutto il mondo forse.

 E mo come ci torno a scuola domani?…

Certe sere mi affaccio dalla finestra e mi chiedo come sarebbe volare via e sparire per sempre…. di sicuro non mi chiamerebbero più sterco o bersaglio mobile…”

 

L’adolescenza rappresenta un periodo di transizione caratterizzato da cambiamenti biologici, affettivo-relazionali, cognitivi e sociali, ed è una fase della vita caratterizzata da sentimenti molto intensi e contrastanti, da un lato la curiosità di fare nuove esperienze, di mettersi alla prova, di emanciparsi dagli adulti, il riconoscimento di sé nella società, quello di creare una propria identità, dall’altro il disorientamento per il fatto di essere catapultati in un mondo nuovo.

 

 

In questi processi, che oserei chiamare, di radicalizzazione c'è fame di verità e di certezza, affinché diano sicurezza, affinché riducano disorientamento e confusione e colmino il senso di vuoto che l'adolescente si trova a vivere.

 

Lottare per un “ideale” invece, rinnova le energie, crea nuove appartenenze, annulla l'isolamento sociale e riattiva la speranza di recuperare i valori perduti.

 

 

                  Ecco, ci troviamo davanti a giovani che maturano un'insana passione per l'assoluto. C’è chi è affascinato dal potere, chi è convinto che la violenza sia l’arma più giusta e più potente. Sono giovani che imparano ad avere un cuore duro, a volte come una pietra, altre volte come il ghiaccio che, se messo ad una minima fonte di calore, si scioglie.

 

 

Giovani inariditi e alienati.

 

 

 

Giovani vulnerabili. La loro fragilità interiore li ha resi prede consenzienti di un mondo parallelo e oscuro.

Uno sfondo costante ormai…

 

 

Come sostengono anche gli studi di psichiatria e criminologia, non esistono parametri fissi che aiutino a disegnare il profilo dell’adolescente a rischio, poiché tutti gli adolescenti sono caratterizzati da una volontà di costruire loro stessi che è di per sé una radicalizzazione, cioè una ricerca del loro radicale, della radice del loro essere. L’adolescente si trova pertanto a risolvere determinati compiti di sviluppo, e quando incontra degli ostacoli, può mettere in atto comportamenti a rischio.

 

 

In questa fase, i cambiamenti nei giovani possono essere molti repentini e i genitori potrebbero non accorgersene, c’è bisogno dunque, di strumenti di analisi per formulare strategie di prevenzione. Pertanto, saper riconoscere i fili conduttori –adolescenti vs comportamenti radicali e/o violenti- è cruciale per fronteggiare fenomeni come quelli di bullismo, facilmente trasformabili.

 

 

E allora, la società civile ha il dovere/potere di offrire una risposta/proposta educativa e preventiva concreta e convincente.

 

 

Come affrontare dunque, queste situazioni?

 

 

È indispensabile che gli adulti provino a comprendere perché l’adolescente metta in atto una condotta piuttosto che un’altra, che provino a capire il significato che QUEL determinato comportamento può assumere per il ragazzo in QUEL determinato momento della vita.

 

È fondamentale che questo processo avvenga senza giudizio e senza pretendere spiegazioni logiche e consapevoli da parte del ragazzo.

 

 

Grazie al dialogo, all’ascolto e alla comprensione, una condotta che rischia di tramutarsi in atteggiamenti antisociali o in una patologia, potrebbe assumere il significato di un più semplice comportamento trasgressivo con la funzione di sperimentazione e autoaffermazione funzionale allo sviluppo dell’identità dell’adolescente.

 

 

Ebbene, l’intervento preventivo richiede un’azione attenta al significato e ai vantaggi che gli adolescenti traggono dal mettere in atto comportamenti a rischio. È necessario lavorare con gli adolescenti affinché essi possano attribuire un significato alle loro azioni e possano raggiungere i loro obiettivi di sviluppo senza mettere in pericolo il proprio benessere e la propria salute.

 

 

Affrontare la polarizzazione sociale anche in termini preventivi, educando, sensibilizzando, rafforzando la consapevolezza e la resilienza dei giovani, della comunità tutta, degli operatori del settore e dei gruppi più vulnerabili, come minori e giovani adulti, con approcci multidisciplinari, è uno dei principali obiettivi di

“Finchè non capita a te”!

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Con immenso piacere, il nostro presidente Dr. Francesco Borrelli, ha consegnato al Procuratore Generale di Bologna, il calendario dell'associazione "FINCHE' NON CAPITA A TE"

 

Ad maiora

 

 

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Con immenso piacere abbiamo consegnato al Cardinale Matteo Maria Zuppi Arcivescovo di Bologna, il calendario e i gadget dell’associazione “FINCHÉ NON CAPITA A TE”.

 

 

Tra i tanti temi emersi dal fruttuoso dialogo ci è stata la violenza di strada, quella violenza spesso rivolta, in maniera del tutto gratuita,a coloro che hanno un’identità di genere o un orientamento sessuale percepiti come “non tipici”. 
La violenza è una violazione dell’identità individuale, è la violazione dei diritti umani. 

 

 

Il dialogo è poi andato più in profondità e partendo dall’assunto che la violenza non è mai giusta abbiamo riflettuto che probabilmente più la violenza è grande e più ha bisogno di essere ascoltata. 

 

 

Sicuramente non può mancare la risposta dello Stato, ovvero la giusta condanna che però a volte non basta a dare conforto alla vittima, la quale invece ha tanto bisogno di essere riconosciuta, di dire a quel qualcuno le parole che nel processo penale purtroppo non trovano spazio “come hai potuto”?

 

 

Potrebbe sembrare un paradosso ma vittima e colpevole sono due facce della stessa medaglia, rappresentata dal dolore, un sentimento che accomuna entrambi. 
Ed il dolore non è ne buono, ne cattivo. 
È dolore.

 

 

Una missione importante, estremamente delicata ed ambiziosa la nostra, ma rappresenta per noi la sfida dalla quale far partire questo 2022.

 

 

Grazie ancora al Cardinale Zuppi per la sua accoglienza e per le splendide parole.